La crescita costante dell’interesse per la cultura materiale, che, a partire da altre discipline, ha conosciuto negli ultimi decenni un consolidamento anche negli studi di storia dell’arte e dell’architettura, offre l’opportunità di affrontare da un’inedita prospettiva la presenza e lo statuto di artisti, artigiani e maestranze nei cantieri edilizi dell’Età Moderna.
Il cantiere, infatti, grazie soprattutto agli studi condotti nell’alveo dell’histoire de la construction, si configura come un théâtre expérimental per ripensare il rapporto che intercorre tra progettazione ed esecuzione, per saggiare la nascita e lo sviluppo, la trasmissione e la trasformazione di conoscenze sui materiali e sulle tecniche, e per ricostruire le modalità operative e le diverse forme di organizzazione del lavoro collettivo.
L’opportunità di applicare questa metodologia all’età Napoleonica e a quella della Restaurazione trova giustificazione nell’eccezionalità stessa del periodo, caratterizzato al contempo da grandi progressi e da fenomeni di continuità, da ricerca di innovazione e da forme di persistenza. Nel periodo in esame gli assetti politico-istituzionali definiscono inoltre un nuovo quadro normativo per l’esercizio dei mestieri connessi all’attività artistico-architettonica, con conseguenti incidenze nella sfera socio-economica e in quella culturale.
Questo numero monografico affronta tali temi con un approccio interdisciplinare, affiancando riflessioni storiografiche, casi studio e questioni normative.
In apertura si colloca un saggio di Valérie Nègre che offre una messa a fuoco degli interrogativi che animano gli studi dedicati all’artigianato legato all’edilizia in area francese, dove si è strutturato un articolato modello metodologico con il quale appare utile misurarsi.
Seguono due casi studio affrontati da chi scrive, che considerano la complessa relazione tra progettazione ed esecuzione attraverso la ricostruzione di alcune maestranze attive a Milano tra periodo napoleonico e Restaurazione. A emergere sono da un lato la figura peculiare dello scalpellino-imprenditore Nicola Pirovano, dall'altro le logiche di gestione del cantiere di Palazzo Reale affidato all'architetto di corte Giacomo Tazzini.
Restando in ambito lombardo-veneto, Francesca Brunet ragiona sugli strumenti normativi che incidono sul funzionamento dei meccanismi di immissione di manodopera nei cantieri e di circolazione delle maestranze.
Infine, Valeria Rotili riflette sul rapporto tra originalità e serialità attraverso il caso della committenza a Carlo Albacini dei camini per la ristrutturazione del Palazzo del Quirinale in epoca Napoleonica. Impegnate a ricostruirsi come capitali nel nuovo assetto di impronta francese e nella successiva fase di ritorno all’ordine, Roma e Milano diventano due termini di confronto ideale per osservare con una prospettiva “dal basso” le trasformazioni della città.
Saperi artigiani nei cantieri edilizi tra Età napoleonica e Restaurazione. Mestieri, prassi, materiali.
a cura di Serena Quagliaroli e Stefania Ventra
Serena Quagliaroli, Stefania Ventra Editoriale
Valérie Nègre Saperi artigiani e cantieri edilizi nella storiografia francese (1750-1850 ca.)
Stefania Ventra Nicola Pirovano da scalpellino a imprenditore. Tracce per la carriera di un
artigiano a Milano al tempo di Luigi Cagnola
Serena Quagliaroli Artisti e artigiani intorno a Giacomo Tazzini, «Architetto dei Reali e Imperiali
Fabbricati di Corte» nella Milano della Restaurazione
Francesca Brunet La mobilità di garzoni e operai dentro e fuori i confini dello Stato austriaco nel
primo Ottocento: un quadro normativo
Valeria Rotili I camini per il Palazzo del Quirinale tra serialità e originalità: prassi artistica e
organizzazione del lavoro nell’atelier di Carlo Albacini